Secondo
Trattato del Grande Seth
La grandezza perfetta
riposa nell'ineffabile luce, nella verità della madre del tutto. Io sono colui
che è perfetto; poiché sono unito a tutta la grandezza dello spirito -il quale
è nostro compagno -e un compagno come lui non c'è -dopo ch'io pronunciai una
parola a gloria del Padre nostro. E voi tutti siete giunti a me a motivo di
questa parola. A causa della sua bontà, la parola che è in lui ci ha dotato di
un pensiero intramontabile. La sua bontà è schiavitù, poiché «noi moriremo con
Cristo», dotati di un intramontabile e incontaminato pensiero. Un miracolo
incomprensibile è il segno dell'acqua: di esso non si può parlare. Questa
parola deve essere detta da noi. Io sono colui che è in voi, e voi siete in me
come il Padre è in me e in voi.
Col cuore puro dissi
agli altri esseri celesti preesistenti: -Convochiamo una chiesa! Visitiamo la
sua creazione! Mandiamo in essa qualcuno, così come Dio visitò le ennoiai che
si trovano nelle regioni inferiori. Allorché pronunciai queste parole davanti
all'intera folla della numerosa chiesa della esultante grandezza, tutta la casa
del Padre della verità se ne rallegrò. È perché sono uno di loro, della loro
sfera, che diedi il consiglio in merito alle ennoiai emanate dallo spirito
incontaminato, cioè in merito alla discesa sull'acqua, nelle regioni inferiori.
Tutti ebbero un'unica ennoiai quella che procede dall'Uno. Designarono me,
perché io ero pronto.
Venni per rivelare la
gloria del padre ai miei compagni e agli spinti miei compagni. Poiché quelli
che si trovavano nel mondo erano stati preparati per volere della nostra
sorella Sofia -quella che è Prunikos a motivo della sua ingenuità. Essa non era
stata mandata per questo, né in proposito aveva chiesto alcunché dal tutto né
dalla grandezza della chiesa celeste, né dalla pienezza. Era venuta prima, per
preparare dimore e luoghi per il figlio della luce e suoi collaboratori che
essa trasse dagli elementi inferiori costruendo da essi dimore corporee; ma,
essendo venuti all'esistenza in una gloria vuota, finirono in distruzione nelle
dimore nelle quali si trovavano, dato che erano state preparate da Sofia. Essi
erano pronti ad accogliere la parola vivificante a proposito dell’Ineffabile
Monade e della grandezza della chiesa celeste di tutti coloro che sono
perseveranti e di coloro che sono in me.
Entrai in una dimora
corporea. Scacciai quello che era in essa, e vi entrai io. Tutta la folla degli
arconti ne fu sconvolta. Tutta la materia degli arconti e così pure le forze
generate della terra furono scosse allorché videro la somiglianza dell'immagine
(ilica): infatti, era mescolata. Io sono colui che era in essa; non
rassomigliavo a quello che c'era prima. Quello, infatti, era un uomo mondano.
Io invece, io sono dall'alto dei cieli. A loro non nascosi neppure che sarei
diventato un Cristo; ma non mi manifestai loro con quell'amore che da me doveva
sprigionarsi. Io manifestai che sono straniero alle regioni inferiori.
Grande apprensione,
smarrimento e fuga prevalsero nell'intero luogo cosmico; e così fu pure del
piano degli arconti. Alcuni, tuttavia, si convinsero allorché videro i miracoli
da me compiuti; tutti coloro che erano discesi in basso con quella generazione,
fuggirono da colui che era fuggito dal trono, e andarono verso la Sofia della
speranza: prima, infatti, lei aveva dato un segno, a nostro riguardo, e di
tutti quelli che sono con me, coloro cioè che sono della generazione di
Adonaios. Altri, invece, fuggirono perché dal cosmocrator e dai suoi era venuto
su di me ogni genere di punizione; si avverò una fuga del loro intelletto a
proposito di ciò che dovevano decidere a mio riguardo: pensavano, infatti, che
Lei (Sofia) fosse l'intera grandezza, e perciò adducevano una testimonianza
falsa contro l'uomo e contro l'intera grandezza della chiesa celeste.
Non
era loro possibile conoscerla, cioè conoscere il Padre della verità, l'uomo
della grandezza. Ma costoro so-no quelli che hanno rubato quel nome «uomo» per
contaminarlo con l'ignoranza per consumare con un vaso che avevano preparato
per la distruzione dell'Adamo che essi avevano creato per nascondere allo
stesso modo quelli che sono loro. Gli arconti, poi, appartenenti al luogo di
Jaldabaoth, manifestano il regno degli angeli planetari -seguito dall'umanità
-affinché noi si conosca l'uomo della verità. A loro infatti, era apparso
l’Adamo
che avevano formato. Ma un moto di paura colpì tutta loro (degli arconti)
dimora: temevano che gli
angeli, i quali li circondano si
ribellassero; infatti, senza quelli che lodano di continuo, essa (la dimora)
sarebbe andata in rovina e il loro arcangelo sarebbe rimasto svergognato.
Allora, dal
cosmocrator, venne un grido rivolto agli angeli: -Io sono Dio, e all'infuori di
me non ve n'è alcun altro -. All’udire quel borioso vanto, io feci una allegra
risata. Ma egli aggiunse ancora: «Chi ê l’uomo?¬. Tutto l'esercito dei suoi
angeli, alla vista di Adamo e della sua dimora, risero della sua (di Adamo)
esiguità. E così la loro (degli angeli) ennoia fu distolta dalla grandezza del
cielo -cioè dall'uomo della verità del quale avevano visto il nome -poiché era
in una piccola dimora. Sono essi che sono piccoli e insensati nel loro riso
cioè nella loro vuota ennoia. Egli (l'uomo) era là allo scopo di scalzarli.
Tutta la grandezza
della paternità dello spirito riposava nei suoi luoghi. E sono proprio io che
ero presso di lui. Poiché io ho una ennoia dall'unica e identica emanazione
proveniente dagli eterni e dalle inconoscibilità in-contaminate e
incommensurabili, deposi nel mondo la piccola ennoia, suscitando tra loro
inquietudine e incutendo paura a tutta la folla degli angeli e al loro arconte.
A motivo della mia ennoia, io passai attraverso tutti, sebbene essi mi
combattessero con fuoco e fiamme. Tutto ciò che mi contrapposero non ebbe
successo. Eccitazione e lotta sorsero attorno ai serafini e ai cherubini che
stanno ai lati di Adonaios, non appena iniziarono a sciogliersi la loro gloria
e la miscela e la loro dimora, fino al cosmocrator e a colui che disse:
-Togliamolo di mezzo -; altri dissero pure: -Il piano salvifico certo non
riuscirà -.
Adonaios, infatti, se
ne restò tranquillo in quanto sperava nella salvezza: egli mi conosce. Io ero
nelle fauci dei leoni. Il loro piano su di me, al quale essi miravano, era
dissolvere il loro errore e la loro insensatezza, io però non soccombetti a
loro, come essi, invece, avevano progettato. Io non provai alcuna sofferenza.
Quelli che erano là mi condannarono a morte, ma in realtà io non sono morto,
bensì soltanto in apparenza, altrimenti sarei stato svergognato da loro; essi,
infatti, sono parte di me stesso. Allontanai da me la vergogna; non ebbi paura
di fronte a ciò che mi accadde nelle loro mani. Ero in procinto di soccombere
alla paura, sarei divenuto schiavo della paura. È soltanto secondo la loro
vista e il loro pensiero che io ho sofferto, affinché non andasse perduta
alcuna parola, a loro riguardo. Questa mia morte che essi pensavano fosse
avvenuta, avvenne su di loro. Nel loro errore e nella loro cecità, inchiodarono
sulla croce il loro uomo; così lo consegnarono alla morte. I loro pensieri non
mi vedevano: essi erano sordi e ciechi. Facendo questo, essi condannarono se
stessi. In verità, costoro mi videro e punirono. Non io, ma il loro padre, fu
colui che bevette il fiele e l'aceto. Non io fui percosso con la canna. Era un
altro colui che portò la croce sulle sue spalle, cioè Simone. Era un altro
colui sul cui capo fu posta la corona di spine. Io, nelle altezze, mi divertivo
di tutta l'apparente ricchezza degli arconti, del seme del loro errore, della
loro boriosa gloria. Ridevo della loro ignoranza.
Ridussi a schiavitù
tutte le loro potenze. Allorché io discendevo, nessuno, infatti, mi vide.
Poiché mutavo i miei aspetti esteriori, cambiando da una forma a un'altra
forma. Quando giunsi alle loro porte assunsi le loro somiglianze. Le
attraversai tranquillamente, guardai i luoghi, ma non provai alcun timore né
vergogna, perché ero incontaminato. Parlai con i prigionieri, mi mescolai con
essi attraverso coloro che sono miei, calpestai quanto li tormentava, e spensi
il fuoco e la fiamma. Tutto ciò lo feci di mia volontà adempiendo il volere del
Padre che è in alto.
Il figlio della
grandezza, che si trovava nella regione inferiore, lo portammo lassù in quelle
altezze ave io mi trovo da tutte le eternità, in quelle altezze che nessuno ha
visto né conosciuto, lassù ove ha luogo lo sposalizio e la vestizione
dell'abito nunziale, abito nuovo e non vecchio, abito che non si logora. Quella
infatti, ch'io ho manifestato è la nuova e perfetta camera nunziale celeste a
tre locali. Mistero incontaminato che si realizza nello spirito dell'eòne che è
senza fine, non frammentario, né descrivibile: è, invece, indivisibile,
universale e duraturo. Poiché l'anima che viene dall'alto, non può parlare
sotto il dominio dell'errore che signoreggia quaggiù, né può sfuggire da questo
eòne; ne sarà tratta soltanto allorché sarà libera e, in questo mondo, avrà
fatto uso della sua nobile origine, stando davanti al Padre instancabilmente e
senza paura, sempre unita all'intelletto, affidata alla forza di un prototipo.
Guarderanno a me da ogni parte, senza odio. Poiché mi vedono, saranno visti;
sono uniti a me, e vi è unione tra di loro; da loro non fui umiliato, essi non
furono umiliati da me; davanti a loro non ebbi alcuna paura, essi non ebbero
alcuna paura davanti a me. Passeranno senza paura attraverso ogni porta e
saranno perfetti nella terza gloria.
Il mondo non accolse
la mia ascesa nell'altezza rivelata, il mio terzo battesimo in una immagine
manifesta. Quando essi fuggirono dalla fiamma delle sette potenze, e tramontò
il sole delle forze degli arconti, furono avvolti nelle tenebre. E il mondo
divenne povero allorché egli fu trattenuto da una moltitudine di catene. Essi
lo inchiodarono all'albero, lo fissarono con quattro chiodi di bronzo. Con le
sue mani, egli strappò il velo del suo tempio. Un fremito assalì il caos della
terra, poiché le anime che si trovavano laggiù nel sonno erano state liberate;
si erano alzate e camminavano apertamente qua e là, dopo avere deposto nelle
tombe morte lo zelo insensato e l'ignoranza, ed essersi rivestite dell'uomo
nuovo, avendo esse riconosciuto quel perfetto, beato figlio dell'eterno e
incomprensibile Padre e della luce infinita, che sono io. Allorché io venni dai
miei e li unii a me stesso, essi si unirono a me senza bisogno di molte parole.
La nostra ennoia era, infatti, con la loro ennoia. Perciò compresero tutto
quanto io dicevo. Noi, infatti, prendemmo la decisione di eliminare gli
arconti. In conformità di ciò, io eseguì il volere del Padre, cioè io -il figlio
del Padre -insieme al mio seguito.
Lasciata la nostra
dimora, siamo discesi in questo mondo: in questo mondo abitavamo nei corpi.
Eravamo odiati e perseguitati non soltanto da coloro che sono ignoranti, ma
coloro che ritengono di promuovere il no-me di Cristo, sebbene siano
inconsapevolmente vuoti: simili a muti animali, non sanno essi stessi chi sono.
Perseguitavano, pieni di odio, anche coloro che erano stati liberati da me:
quando la porta sarà chiusa, costoro piangeranno con inutili sospiri; infatti,
questi non mi hanno conosciuto pienamente, e furono, invece, servi di due e più
padroni. Sì, voi sarete vittoriosi nella guerra, nelle lotte e nelle divisioni
causate da invidia e da rabbia. Sì, nella integrità del nostro amore noi siamo
innocenti, puri e buoni, poiché abbiamo il ricordo del Padre in un mistero
ineffabile.
Sì, era una cosa
ridicola! Lo attesto io, era proprio una cosa ridicola. Non riconoscendo che la
gnosi è una inesprimibile unione -quale si trova unicamente tra i figli della
luce -, gli arconti crearono una scimiottatura di voi; diffusero l'insegnamento
di un morto e le corrispondenti bugie, per contraffare la libertà e la purezza
della chiesa dei perfetti e ucciderla con il loro insegnamento, per estendere
la paura e la schiavitù, preoccupazioni terrene e culti abbandonati: minorenni
e ignoranti, non accettano la nobile discendenza dalla verità, poiché odiano
colui nel quale sono, e amano colui nel quale non sono.
Essi, infatti, non
hanno afferrato la grandezza della gnosi, che ha origine dall'alto, dalla fonte
della verità, e non dalla schiavitù, dall'invidia, dalla paura, e dall'amore
verso la materia terrena. Perciò costoro, senza paura e liberamente, si servono
di ciò che appartiene a loro e di ciò che a loro non appartiene; non bramano il
potere, e una legge interiore determina ciò che essi vorranno. Mentre quelli
che non la possiedono sono poveri. Si, sono poveri quelli che non l'hanno, e
quelli che desiderano averla. E costoro seducono quanti si trovano tra loro
dandosi l'apparenza di coloro che, in verità, possiedono la libertà, proprio
come se noi fossimo condotti sotto il giogo e nella necessità dell'osservanza
della legge e ci trovassimo sotto la paura di Dio.
Mentre uno è nella
schiavitù, l'altro sarà difeso da Dio e guidato per mezzo di una valida
costrizione e sotto minaccia, tutto il nobile seme della paternità non ha
bisogno di alcuna custodia in quanto esso stesso -senza parola e senza
costrizione difende ciò che gli appartiene e unisce la sua volontà a quella
dell'assoluta ennoia della paternità; cosicché questa sarà perfetta nel santo e
ineffabile mistero per opera dell'acqua viva, affinché siate saggi l'un l'altro,
non soltanto nell'ascolto della parola, ma nell'esecuzione e nel compimento
della parola! I perfetti, infatti, devono disporsi in tal modo e unirsi a me in
buona amicizia, affinché non abbiano nulla in comune con qualsiasi inimicizia.
Io ho compiuto ogni cosa per opera di colui che è buono. Questa è l'unione con
la verità, affinché non sorga tra loro qualche avversario. Chiunque porta
divisione -portando divisione non insegna saggezza e non è un amico – è nemico
di tutti loro. Ma colui che vive, in armonia e amicizia di amore fraterno, in
modo naturale e non artificioso, completamente e non in modo parziale, costui è
veramente nel volere del padre, è l'amore universale e perfetto.
Oggetto
di scherno fu Adamo, creato dalla ebdomade quale contraffazione del tipo di
uomo: quasi che egli con ciò fosse superiore a me e ai miei fratelli; noi che
siamo innocenti davanti a lui e non abbiamo peccato. Oggetto di scherno fu
anche Abramo -e con lui Isacco e Giacobbe -, in quanto dalla ebdomade -quale
contraffazione -furono detti «i padri»: quasi, che egli con ciò fosse superiore
a me e ai miei fratelli; noi che siamo innocenti davanti a lui e non abbiamo
peccato. Oggetto di scherno fu David in quanto, per influsso della ebdomade,
suo figlio fu detto «il figlio dell'uomo»: quasi che egli con ciò fosse
superiore a me e ai compagni della mia stirpe; noi che siamo innocenti davanti
a lui e non abbiamo peccato. Oggetto di scherno fu Salomone, in quanto egli
-diventato vanesio per influsso dell'ebdomade -credette di essere un Cristo:
quasi che egli con ciò fosse superiore a me e ai miei fratelli; noi che siamo
innocenti davanti a lui e non abbiamo peccato. Oggetto di scherno furono i
dodici profeti. In quanto, per influsso dell'ebdomade essi che sono
contraffazioni, si presentarono, come imitazioni dei veri profeti: quasi che
egli con ciò fosse superiore a me e ai miei fratelli; noi che davanti a lui
siamo innocenti e non abbiamo peccato. Oggetto di scherno fu Mosè, servo
fedele, secondo un'em
pia
testimonianza, il quale fu detto “amico di Dio”: né egli mi conobbe né quanti
furono prima di lui. Da Ada
mo fino a Mosè e
Giovanni Battista, nessuno ha conosciuto me né, i miei fratelli.
Tutto ciò che essi
avevano era una dottrina data dagli angeli concernente prescrizioni sui cibi, e
una dura schiavitù. Non hanno mai conosciuto la verità, né mai la conosceranno.
Un grave inganno pesa, infatti, sul loro animo sicché non si trovano mai nella
condizione di scoprire e riconoscere l'intelligenza della libertà, fino a quando
riconosceranno il vero figlio dell'uomo. A motivo del Padre mio, io sono colui
che il mondo non riconobbe; e, per questo, esso (il mondo) insorse contro di me
e contro i miei fratelli. Ma noi davanti a lui siamo innocenti; non abbiamo
peccato.
Oggetto di scherno fu
l'arconte, poiché disse: «Io sono Dio e non v'è alcuno più grande di me. Io
solo sono il Padre, il signore, e non v'è alcun altro all'infuori di me. Io
sono un dio geloso, colui che addossa i peccati dei padri sui figli fino a tre
e quattro generazioni». Quasi che egli fosse più grande di me e dei miei
fratelli. Ma noi siamo innocenti davanti a lui e non abbiamo peccato. E così
abbiamo superato la sua dottrina. Egli, infatti, era intento a presuntuosa
gloria. Non è in armonia col nostro Padre, e così abbiamo neutralizzato la sua
dottrina per mezzo della nostra amicizia: egli infatti è gonfio di presuntuosa
gloria, e non è in armonia col nostro Padre. Sì, fu un oggetto di scherno, un
giudizio e una falsa la profezia!
O voi non vedenti,
voi non vedete la vostra cecità! Io, infatti, sono colui che non fu
riconosciuto, né mai è riconosciuto o compreso, colui sul quale non si volle
udire un messaggio sicuro. Perciò procedettero a un giudizio illusorio, e
contro di lui alzarono mani contaminate e omicide: quasi a battere il vento.
Gli insensati e i ciechi sono sempre ottusi, sempre schiavi della legge e della
paura terrena.
Io sono Cristo, il
figlio dell'uomo, che da voi proviene, che è tra voi. Per voi io sono
oltraggiato, affinché voi stessi dimentichiate ciò che separa. Non diventate
femmine, affinché non partoriate malvagità insieme ai suoi fratelli: invidia e
divisione, collera e furore, paura e dubbio, meschina e inutile brama. Ma per
voi io sono un ineffabile mistero.
Dunque, prima della
fondazione del mondo, quando sui luoghi dell'ogdoade si radunò la moltitudine
della chiesa celeste, quando tennero consiglio in merito a un matrimonio
spirituale, cioè una unione, esso (il matrimonio) fu compiuto così
spiritualmente nei luoghi ineffabili per mezzo di una parola viva; il
matrimonio incontaminato fu consumato attraverso la mediazione di Gesù il quale
abita in tutti loro e li possiede, egli che dimora in un efficace indiviso
amore. Questo, che lo circonda, gli si manifesta come una monade di tutti, come
madre e padre. Egli (Gesù) è uno e si avvicina a tutti, egli solo è irradiato
di pieno splendore, emanato come vita dal Padre dell'ineffabile e perfetta
verità, e come la luce di quanti ivi si trovano; egli è il fondamento della
pace, amico per le persone buone vita eterna e gioia incontaminata, grande
accordo di vita e di fede per mezzo della manifestazione della paternità e
della maternità, della fratellanza e della sorellanza, e della sapienza
spirituale. Essi conseguirono una intelligenza vasta, che si estenderà in
esultante riunificazione, leale e fedele, all'ascolto di uno solo. Questo è il
mistero del conseguimento della paternità, della maternità, della spirituale
fratellanza e della sapienza. Questo è il matrimonio della verità; questa è l'assunzione
del riposo immortale per opera di uno spirito di verità in ogni intelligenza;
questo è il conseguimento della luce perfetta in un mistero ineffabile. Ma ciò
non è, e non si realizzerà in noi -in alcuna regione né in alcun luogo -se vi è
divisione o rottura della pace, ma è solo nell'unione e nel reciproco amore che
tutti sono perfetti in colui che è, dopo che esso l'amore si realizzò, anche
nei luoghi che sono al di sotto del cielo, per la loro riconciliazione.
Coloro che mi hanno
riconosciuto con cuore integro e indiviso, e coloro che vissero a onore del
Padre e della verità, una volta separati dal mondo prendono dimora nell'uno per
mezzo della parola viva. Io sono nello spirito e nella verità della maternità;
in quel luogo (cioè nel mondo) mi trovavo tra coloro che sono sempre uniti in
una amicizia da amici e ignorano qualsiasi genere di inimicizia e cattiveria,
bensì -avendomi conosciuto per mezzo della parola -sono uniti in una pace che,
nella sua pienezza, si trova in ognuno e in tutti. Coloro che furono formati
secondo la mia immagine, riceveranno forma secondo la mia parola. In verità
costoro splenderanno nella luce eterna e nella reciproca amicizia nello
spirito, dopo che avranno riconosciuto, sotto ogni aspetto e con cuore
indiviso, che uno solo è colui che è e che tutti sono uno. Costoro saranno
ammaestrati sull'uno, come lo fu la chiesa celeste e quelli che dimorano in
lei. Il Padre di tutti, infatti, è incommensurabile e immutabile; è
intelligenza e parola, senza divisione, senza gelosia e senza fiamma. Egli è
assolutamente uno, è presso tutti come la totalità, in un'unica dottrina,
poiché tutti esistono per opera di un unico spirito. O voi non-vedenti, perché
non avete riconosciuto il mistero nella verità?
Ma gli arconti del
seguito di Jaldabaoth disobbedirono a causa dell'ennoia discesa a lui da sua
sorella, Sofia. Essi si crearono una unione con quanti si trovavano con essi
nella miscela nuvolosa di fuoco, -che era la loro gelosia -, con l'ausilio di
altri da loro stessi prodotti per mezzo delle loro creature, quasi che in tal
modo avessero potuto estinguere la nobile gioia della chiesa celeste. Essi
perciò manifestarono una miscela di ignoranza in una contraffazione di fuoco,
di terra e di spirito micidiale: sono, infatti, miseri e sprovveduti, senza
conoscenza. Quando osavano agire così, ignoravano che la luce si unisce
soltanto alla luce, e le tenebre alle tenebre e l'impuro al transitorio e
l'eterno all'incontaminato.
Questi insegnamenti
ve li ho comunicati io Gesù Cristo, il figlio dell'uomo, colui che troneggia
nei cieli, o voi perfetti e voi incorruttibili, a motivo del mistero perfetto,
incorruttibile, e ineffabile, ve li ho comunicati per ri-cordare che prima della
creazione del mondo abbiamo deciso che allorquando usciamo dai luoghi del
mondo, ci facciamo riconoscere con quei simboli dell'incorruzione provenienti
dalla unione spirituale. Voi, il padre non lo conoscete, perché siete coperti
dall'ombra della nuvola carnale. Io solo sono l'amico di Sofia. Fin dall'inizio
io ero nel seno del Padre, nel luogo dei figli della verità e della grandezza.
Entrate, dunque, nel riposo con me, voi, miei amici spirituali ed eterni
fratelli!
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